SALVAGUARDIA IN UMBRIA

L’abitudine di allevare tartarughe vanta
in Italia una lunga tradizione; infatti, troviamo carapaci di tartaruga
nelle tombe etrusche e anche i romani amavano importarle dalle
province per tenerle nei loro giardini. Questa consuetudine è tra
l'altro all’origine
delle numerose popolazioni di tartarughe esotiche di varie specie
naturalizzatesi sul territorio italiano già in epoche remote,
ma ha raggiunto il suo apice negli anni 60-70 quando la moda
della tartaruga da giardino ne ha fatto un prezioso oggetto
di mercato. Per anni, milioni di esemplari catturati in natura
sono stati importati nei paesi del nord Europa dalle regioni mediterranee
contribuendo enormemente alla rarefazione di numerose specie in
natura, anche negli anni a seguire.
Nonostante la mortalità elevatissima
degli esemplari importati in Europa da altri paesi, l’importante
commercio al quale sono state soggette le tartarughe nel corso
degli ultimi trent’anni ha
fatto sì, tra l’altro, che oggi
nel nostro paese ci troviamo di fronte ad uno strano fenomeno che
vede un numero maggiore di tartarughe detenute in cattività rispetto
a quante ne esistano ancora in libertà. Questa situazione affida un ruolo fondamentale
ad ogni singolo allevatore quale detentore della
possibilità di sopravvivenza e moltiplicazione delle specie
che in natura sono a rischio. Si tratta un po’ dello stesso
ruolo che hanno assunto oggi gli zoo di tutto il mondo nella salvaguardia
delle specie in via di estinzione: allevare, studiare, conoscere
e riprodurre gli esemplari in cattività è una garanzia
di sopravvivenza per ogni singola specie.
La sopravvivenza delle popolazioni selvatiche è continuamente
insidiata da minacce quali la distruzione dell’habitat,
le uccisioni dovute all’utilizzo di metodi di agricoltura
non tradizionali, agli incendi e soprattutto la dispersione degli esemplari causata
dai prelevamenti e la frammentazione delle zone di rifugio.
Oggi, in tutto il mondo, le tartarughe
sono minacciate dal pericolo estinzione e per questa ragione
sono protette da un’ampia legislazione che
ne vieta cattura, uccisione e commercio. Tuttavia, nel tempo, è emerso
che le normative non sono sufficienti a scongiurare il rischio
di annientamento di alcune popolazioni di questi rettili. Ancora
oggi c’è chi, ignaro della legge e del pericolo sanitario
che animali selvatici possono introdurre nelle nostre case, cattura
questi rettili in natura partecipando alla loro progressiva estinzione.
E’ per questa ragione che in tutto il mondo, soprattutto
negli ultimi vent’anni, sono sorti centri e associazioni votati alla tutela delle ultime popolazioni
selvatiche di tartarughe.
La Comunità Europea,
così come
altri paesi nel mondo, collabora finanziariamente alla
realizzazione di progetti finalizzati alla tutela delle specie
in via di estinzione e generalmente la reazione della
popolazione locale ad attività del genere è molto
positiva. Infatti, una presenza così preziosa non può che valorizzare
il contesto ambientale regionale coinvolgendo locali
e turisti. Abitanti, coltivatori e visitatori, imparando a conoscere
questi animali, divengono più sensibili alle problematiche
ambientali in generale, contribuendo enormemente al miglioramento
degli habitat interessati.
I centri per la salvaguardia delle
tartarughe, promuovono la conservazione ambientale e intraprendono
diverse attività sul territorio. Monitoraggio e studio
delle specie si affiancano alle normative ambientali nel controllo del
commercio clandestino, mentre i progetti di riproduzione
controllata e il rilascio in natura intervengono direttamente
a supporto di popolazioni in difficoltà o addirittura scaturiscono
in progetti di riqualificazione ambientale finalizzati
alla reintroduzione della specie in territori da cui le popolazioni
locali si sono estinte in epoche passate. Tuttavia, l’attività di
tali centri a livello nazionale si concentra ai tipici areali litoranei
di diffusione della specie, escludendo popolazioni marginali che
invece dovrebbero essere oggetto di studio in quanto potrebbero
rappresentare interessanti endemismi locali.
Nel corso del 2006, l'Atlante degli anfibi e dei rettili d'Italia (BERNINI F., DORIA G., RAZZETTI E., SINDACO R., 2006) per la prima volta fa rientrare la specie tra quelle diffuse nella nostra regione, mentre la pubblicazione “Anfibi e Rettili in Umbria” (Ragni B., 2006) individua 24 siti di presenza, con un indice di diffusione pari a 0,238. Con questo riconoscimento in ambito scientifico crediamo sia ora possibile procedere con successivi studi morfologico comportamentali sulla specie che nella nostra regione potrebbe risultare molto interessante. Poiché si tratta, infatti, di popolazioni marginali, probabilmente frutto di un lungo periodo di isolamento, tali studi potrebbero evidenziare caratteristiche tipiche di un endemismo locale (da subito colpiscono ad esempio le dimensioni massime degli esemplari adulti osservati che risultano molto ridotte rispetto a quelle delle altre popolazioni italiane).
In Umbria le tartarughe ci sono e indubbiamente
rappresentano una presenza faunistica tipica che va tutelata
anche in qualità del
suo ruolo di indicatore ambientale. Infatti, negli
ultimi anni la presenza di rettili, anche con specie particolari
come le tartarughe, è indicativa di habitat integri o comunque
ben conservati.
Tuttavia, l’estrema vulnerabilità e
la preziosissima valenza di questa specie nella nostra regione
impone un impegno immediato e necessario a tutela delle ultime Testudo
hermanni selvatiche in Umbria.
Questo sito vuole proprio essere un primo passo in questa
direzione, realizzando dei primi progetti di salvaguardia,
ma sarà necessario al più presto intraprendere
altre attività che ne promuovano la tutela e ne valorizzino
l’importanza ambientale.
TARTOOMBRIA
IL SITO
Questo sito nasce da una personale passione degli
autori per le tartarughe
e allo stesso tempo dalla volontà di avviare attività di salvaguardia rivolte
alle popolazioni selvatiche presenti nel territorio umbro.
Il sito presenta schede sulle specie più allevate
nella nostra regione al fine di diffondere la conoscenza di questi
rettili tanto amati e diffusi, evitando loro le inutili sofferenze
provocate dall’ignoranza. Inoltre, esprimendo la chiara volontà di
voler sviluppare una sensibilità verso le esigenze biologiche
di animali così delicati, il sito si fa punto di incontro
e di riferimento regionale per tutti i cosiddetti “tartamanti” che
in Umbria e altrove, in Italia e nel mondo, condividono la stessa
passione e vorrebbero dare il loro contributo allo studio e alla
salvaguardia di queste specie.
Partendo da uno studio sul territorio
e la sua storia si è tentato
di raccogliere informazioni sull’attuale presenza in Umbria
di due specie in via di estinzione: la Tartaruga terrestre comune – Testudo
hermanni hermanni – e la Tartaruga palustre europea – Emys
orbicularis.
L’intenzione principale è quella
di avviare
uno studio delle specie e del territorio che avrà la
possibilità di arricchirsi e completarsi nel tempo grazie
al contributo degli appassionati, nonché di studiosi,
tecnici e specialisti, ma anche di chi per caso dovesse imbattersi
in questi rettili nella nostra regione. Nel perseguire questo
obiettivo c’è la seria volontà di coinvolgere
chiunque desideri contribuire con studi, ricerche, progetti e
quant’altro potrebbe risultare utile alla salvaguardia
di questi rettili quotidianamente minacciati di estinzione.
LE ATTIVITA’ e
LE PROSPETTIVE
Oggi l’interesse fondamentale di questo
studio risiede nel fatto che le ricerche di Tartoombria sono rivolte
alla popolazione di Testudo hermanni che vive a maggiore
distanza dal mare in una regione interna dell'Italia peninsulare.
Trattandosi quindi di una popolazione al margine del
proprio areale di diffusione, studi approfonditi su morfologia
e biologia potrebbero dimostrare che siamo di fronte ad un ecotipo
regionale,
come ne troviamo in Corsica, selezionatosi nel tempo a causa della
mancata interferenza con altre popolazioni della stessa specie.
Inoltre, vista la vulnerabilità della specie, peraltro diffusa
in habitat seminaturali la cui conservazione è direttamente
connessa alle attività umane, lasciare questi esemplari
al loro destino significherebbe decretarne la lenta ma inesorabile
scomparsa e quindi privarne il nostro patrimonio faunistico e culturale.
Benché, come si è detto, la detenzione
delle tartarughe europee sia vietata o comunque limitata ad esemplari
regolarmente acquisiti e registrati prima dell’entrata in
vigore delle attuali normative, ciò non implica che se in
terreni privati troviamo delle tartarughe si tratti necessariamente
di esemplari fuori legge. Infatti, in determinate zone, come i
nostri uliveti umbri, dove questi animali vivono in libertà, è possibile
che siano presenti in campi coltivati, orti e giardini.
In questo caso, pertanto, partendo dal presupposto che siamo in
presenza di animali selvatici, dobbiamo tenere presente che essi
non ci appartengono ad alcun titolo: la fauna
selvatica è infatti patrimonio dello stato e dell’umanità e
in quanto tale va rispettata e tutelata evitando qualsiasi tipo
di interazione nociva al suo habitat vitale. Pertanto i propretari
di detti terreni non dovranno spaventarsi di fronte alla presenza
di un animale spesso demonizzato da una complessa legislazione che
ha portato a molteplici abbandoni, ma ove richiesto dovranno poter
dimostrare che si tratta di esemplari selvatici non detenuti in
condizioni di cattività.
Il fatto che ci possiamo trovare in presenza
di una specie di cui rimane difficile dimostrare l’autoctonicità in
Umbria non esclude che si tratti pur sempre di una
popolazione storica e acclimatata di un rettile minacciato di estinzione
a livello mondiale e che pertanto necessita
di una protezione studiata affinché non sparisca inesorabilmente.
In tale contesto va detto che alcune regioni italiane si sono impegnate
nella produzione di leggi
a tutela di popolazioni naturalizzate di tartarughe
terrestri esotiche. In Toscana e Sardegna le Testudo graeca
e marginata selvatiche, frutto di successive introduzioni operate
in epoche passate, sono tutt’oggi presenti con popolazioni
consistenti e pur non trattandosi di specie autoctone, godono di
tutta la protezione che meritano due specie a rischio estinzione.
Attualmente il principale obiettivo
di Tartoombria è quello
di portare avanti Progetti tesi a far conoscere e “riconoscere” l’esistenza
di questa ed eventuali altre popolazioni sul territorio umbro
e nazionale e, attraverso il coinvolgimento di appassionati e
allevatori privati, avviare attività di tutela delle specie.
In una dinamica di salvaguardia
più ampia è fondamentale
prevedere il coinvolgimento di diverse figure istituzionali fondamentali
per qualsiasi eventuale azione di salvaguardia si voglia intentare:
- Organizzazioni internazionali impegnate
nella salvaguardia dell’ambiente, al fine di avere il necessario
valido riconoscimento in qualsiasi attività;
- Istituti Universitari,
al fine di portare a compimento determinati
studi sistematici e storici tesi a dimostrare l’autoctonicità o
meno della specie, nonché a definirne comunque le caratteristiche
morfologiche regionali;
- Amministrazioni pubbliche quali Regione e Provincia;
ad essi spetta l’individuazione dei siti da tutelare e
l’ottenimento del loro riconoscimento ufficiale. Inoltre,
i Comuni compresi nell’area, potranno
mettere a disposizione materiali e documenti di studio, locali
o eventuali terreni pubblici inutilizzati e rispondenti ai requisiti
necessari alla realizzazione di progetti di recupero ambientale,
studio della specie, riproduzione controllata ed eventuale reintroduzione;
- Corpo Forestale dello Stato, per ottenere
un valido contributo nello studio e nel controllo del territorio
interessato alla presenza di tartarughe.
In un secondo tempo, le attività connesse alla
salvaguardia dei siti e delle specie, potranno farsi
più mirati e complessi:
- Progettazione di varie attività di
promozione finalizzate
alla sensibilizzazione e al coinvolgimento degli appassionati
alle successive iniziative di salvaguardia in Umbria;
- Progettazione di una zona di protezione, delle zone
di rifugio protette e delle aree di riproduzione
controllata per le specie terrestri e acquatiche autoctone
(creazione di una banca genetica selezionata), in aree idonee
messe a disposizione dalle pubbliche amministrazioni o da privati;
- Progettazione di lavori per il recupero e la conservazione delle
colture ad ulivo abbandonate al fine di evitare la loro naturale
evoluzione verso lo stato boschivo;
- Progettazione di una zona di raccolta delle specie
esotiche acquatiche consegnate da privati o abbandonate in natura
in aree idonee messe a disposizione dalle pubbliche amministrazioni
o da privati;
- Progettazione di attività di
salvaguardia e fruizione dell’area di conservazione con
il coinvolgimento di istituti di formazione, popolazione locale
e turisti. Tali contributi si rivelano infatti fondamentali
al fine di stimolare l’insorgere
di una responsabile consapevolezza, di educare al rispetto
delle esigenze biologiche delle specie e alla collaborazione
nelle attività di
salvaguardia prodotte da una crescente sensibilità nei
confronti delle problematiche ambientali;
- Progettazione di attività finalizzate
alla reintroduzione in
aree limitrofe alle zone di studio o in aree protette regionali
rispondenti ai requisiti richiesti dalla biologia della specie
al fine di garantire una diversificazione di popolazioni in grado
evitare i rischi di vulnerabilità connessi alla localizzazione
(incendi, alluvioni) e all’isolamento genetico di un popolazione
(consanguineità, epidemie).
Nell’immediato, Tartoombria, oltre alla realizzazione e
all’aggiornamento del sito, si dedica alla salvaguardia della
Testudo hermanni umbra tramite la prossima realizzazione di alcuni semplici
progetti finalizzati principalmente a far conoscere la presenza
della specie in Umbria e alla sensibilizzazione e al coinvolgimento
degli appassionati in attività a tutela dell’ambiente
e delle tartarughe stesse scoraggiando catture e abbandoni in natura. |
CENSIMENTO FOTOGRAFICO
TARTE REGIONALI
AGENZIA MATRIMONIALE
PROGETTO ADOZIONE
PROGETTO CERCO E TROVO
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